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Home » Approfondimenti » Quanto sono vicini gli ordini al professionista psicologo?

Quanto sono vicini gli ordini al professionista psicologo?

25/01/2023 scritto da Jessica Ciofi

Livelli essenziali di assistenza (LEA) ordinistica

La professione di psicologo come sappiamo viene ordinata attraverso la legge 56/89.

La legge prevedeva e prevede a tutt’oggi che i compiti dell’Ordine fossero prevalentemente la tenuta degli elenchi e la sorveglianza deontologica. 

Azioni ancora ovviamente fondamentali. 

Me se in quell’epoca “di macchina e di pietra” come li definisce Catello Parmentola nel suo interessantissimo volume “La storia della psicologia italiana. Per connettere, identificare, appartenere” (che dovrebbe essere letto a mio avviso da chiunque si interessi oggi di politica professionale) i compiti dell’Ordine potevano qui esaurirsi, oggi, ad oltre trent’anni di distanza le cose sono cambiate. 

Sebbene infatti la sua funzione principale consista nel garantire il cittadino circa la professionalità e la competenza dei professionisti che svolgono attività dedicate nel nostro caso nel campo della della salute, gli iscritti, obbligati ad essere iscritti per poter svolgere la propria attività professionale e pagando tale iscrizione, si aspettano dagli Ordini che diano loro in cambio dei servizi e che i soldi della comunità professionale non vadano solo a coprire le spese relative agli onorari dei consiglieri, dei dipendenti e delle strutture necessarie al funzionamento degli ordini in sè. 

Certo si tratta di una aspettativa, non già di un diritto acquisito, la norma infatti non prevede un obbligo nel fornire servizi agli iscritti, pur tuttavia, guardando anche oltre il confine del nostro “orto” professionale, si può vedere, di come il fornire servizi agli iscritti sia diventato una “consuetudine”, che, sebbene in Italia non sia fonte di diritto di rango primario, come avviene nel diritto internazionale, potrebbe ormai essere considerata una “Consuetudo praeter legem”. 

In tale ottica sono qui a proporre, forse un po’ provocatoriamente, ma con grande convinzione, la stesura di LEA Ordinistici. 

Perché a mio avviso, così come non si dovrebbe poter scendere sotto certi livelli minimi di assistenza in Sanità, materia che riguarda molti di noi decisamente da vicino, non si dovrebbe, a fronte di quello che è l’obbligo di iscrizione all’Ordine, neanche scendere sotto certi livelli minimi di assistenza agli iscritti. 

Naturalmente la stesura di questo tipo di documento dovrebbe essere seguita da meccanismi di controllo e verifica almeno annuale. 

In occasione dell’emissione del Decreto Milleproroghe il Presidente del CNOP ha espresso soddisfazione per l’accoglimento di una richiesta congiunta di proroga dei termini per l’adempimento dell’obbligo ECM. 

Tralascio ogni commento in merito che ho già avuto modo di esprimere altrove, ma vorrei focalizzare il punto rispetto al quale di tale lavoro la comunità professionale nulla sapeva, nè, a quanto pare, ne erano a conoscenza molti ordini territoriali che hanno dichiarato di non averne contezza, nonostante i loro Presidenti siano membri effettivi del CNOP. 

Ecco io credo che la comunicazione tempestiva delle iniziative, in un mondo che viaggia sui social, dove persino il Papa twitta… sia un livello minimo di assistenza che dovremmo pretendere. 

Lancio così, se vogliamo un po’ randomicamente qualche altro tema che credo che in tali LEA andrebbe inserito. 

La questione delle barriere architettoniche per i colleghi con disabilità sensoriali. 

A mio avviso non è tollerabile che ci siano Ordini territoriali con pagine non consultabili per i colleghi e le colleghe ipovedenti, come non è tollerabile che gli Ordini non si siano accertati a fronte dell’obbligo ECM che l’offerta formativa fosse fruibile da parte di colleghe e colleghi con questo tipo di disabilità che spesso si sono ritrovati a comprare corsi per scoprire solo in un secondo momento di non poterli frequentare. 

A questo riguardo sono davvero felice di poter dire che mi è stato comunicato da membri della Commissione ECM in occasione del Forum Risk Management tenutosi ad Arezzo, la decisione, in seguito alla PEC di Professione & Solidarietà, di far inserire ai provider come obbligatoria l’indicazione dei percorsi fruibili o meno attraverso i software specifici… Magra consolazione, ma si tratta di un piccolo passo fatto senza nessuna rappresentanza istituzionale, ben altri passi faremo se saremo premiati dalle prossime elezioni. 

Inoltre ci sono vari bandi (come questo) di finanziamenti di progetti su questo tema ai quali gli Ordini, nella loro qualità di enti pubblici potrebbero partecipare e a cui, con grande sconforto, non ho mai visto partecipare

Altro punto: il lavoro. Il problema principale della categoria oggi è il lavoro, la mancanza di lavoro determina a cascata il problema delle vergognose pensioni erogate dall’ENPAP, il problema dei costi della formazione che sono sempre meno sostenibili dalle nuove generazioni (le Scuole di Psicoterapia vedono sempre meno iscritti e alcuni modelli sono a rischio estinzione, con le modifiche normative sono esse stesse soggette a costi di mantenimento rilevanti che non consentono loro di abbassare le rette e non consentono a molti volenterosi di iscriversi). 

Sebbene gli Ordini non siano certo agenzie di collocamento, ci sono esempi di alcuni Ordini territoriali virtuosi che, pagando agenzie specializzate, pubblicano annunci di lavoro per Psicologi, proprio come facciamo noi sul gruppo Facebook “Politiche attive Lavoro Psicologi”, su “Bandi Psicologo Scolastico” e da qualche settimana sul nuovo profilo Instagram di Professione & Solidarietà. 

Gli Ordini dovrebbero mettersi in rete ed offrire strutturalmente tale servizio in tutte le regioni, potrebbe essere forse direttamente erogato dal CNOP. 

Questo potrebbe essere un livello parallelo rispetto a quel lavoro politico che riguarda tutta l’attività relativa al collegamento con le istituzioni regionali e nazionali e interprofessionali indispensabile all’inserimento della nostra figura professionale in tutti quei contesti (e sono moltissimi) in cui potrebbe apportare dei benefici. 

E ancora costituirebbe un livello minimo di assistenza a mio avviso, un osservatorio sui bandi e sulle proposte di offerte di lavoro da parte delle cooperative. 

Vero che il tariffario è stato abolito, tuttavia consentire che ci siano colleghe e colleghi retribuiti 8 euro l’ora è squalificante per la professione, ne va del nostro decoro su cui l’Ordine dovrebbe sorvegliare. 

Anche su questo punto, sebbene l’Ordine non sia un sindacato ci sono terre di confine che ritengo che dovrebbe presidiare e questa ne è un esempio eclatante. 

La formazione. Non è sufficiente a mio avviso che il CNOP eroghi corsi di formazione accreditati ECM, dovrebbero essere corsi di formazione di qualità, che forniscono strumenti operativi, che siano differenziati per livelli di esperienza professionale e che siano rivolti a TUTTE le molteplici aree della psicologia. 

Parità di genere: forse non si può pretendere che sia un livello minimo di assistenza, tuttavia, se i nostri Ordini decidessero di richiedere la Certificazione della Parità di Genere credo che sarebbe un bel segnale sia all’interno della categoria che nei confronti dell’esterno. 

Ho tralasciato molti altri temi che meriterebbero l’inserimento in questo elenco e che costituiranno di qui a qualche mese, dopo aver chiesto a chi ne abbia voglia, di contribuire a tale stesura, uno dei documenti programmatici con cui ci presenteremo alle prossime elezioni, per il momento spero che questi pochi spunti siano generativi di qualche riflessione.

Categoria: Professione psicologo

Jessica Ciofi

Psicologa, Presidente di Professione & Solidarietà, dirigente del MO.P.I. Mi occupo di politica professionale con vari ruoli sin dal 1994 (ben prima della laurea) e di Ecm dal 2004 come consulente di vari provider.


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