Conosciamo bene chi in Italia ha come vocazione la promozione della “colleganza” tra psicologi e favorisce la collaborazione e la condivisione di conoscenze.
È proprio il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) che in base anche all’indirizzo programmatico per ogni regione segue le indicazioni dell’ articolo 33 del nostro Codice Deontologico:
“I rapporti fra gli psicologi devono ispirarsi al principio del rispetto reciproco, della lealtà e della colleganza. Lo psicologo appoggia e sostiene i Colleghi che, nell’ambito della propria attività, quale che sia la natura del loro rapporto di lavoro e la loro posizione gerarchica, vedano compromessa la loro autonomia ed il rispetto delle norme deontologiche.”
In uno sguardo più ampio ed internazionale attualmente non esiste però un unione professionale ufficiale che colleghi direttamente tutti i professionisti della Psicologia nell’Unione Europea.
Tuttavia, ci sono diverse organizzazioni e istituzioni che lavorano per promuovere la collaborazione e lo scambio tra psicologi in Europa.
La European Federation of Psychologists’ Associations (EFPA) è un’organizzazione che rappresenta le associazioni di psicologi in Europa, promuovendo la comunicazione e la collaborazione tra le diverse associazioni membro, incoraggiando la condivisione di conoscenze e l’armonizzazione delle norme professionali.
L’E.F.P.A. organizza anche conferenze e congressi che offrono
opportunità per psicologi europei di incontrarsi e discutere dei temi di interesse comune.
La figura dello psicologo è sicuramente quella di un professionista che ha bisogno di condivisione e di non restare rintanato nelle proprie motivazioni e conoscenze.
In tale maniera il tutto si moltiplica.
Il principio di “colleganza” si manifesta attraverso la collaborazione tra gli psicologi, l’integrazione dei servizi psicologi nelle strutture di assistenza primaria e la promozione dello scambio di conoscenze e competenze tra professionisti.
Sembra scontato ma bisogna adoperarsi concretamente affinché questo avvenga.
Le cure primarie psicologiche svolgono un ruolo fondamentale nel fornire assistenza e supporto a coloro che soffrono di disturbi mentali o di problemi psicologici.
Mentre la Psicologia Clinica storicamente ha avuto un ruolo di margine nei servizi sanitari primari, negli ultimi anni si è accreditato un crescente riconoscimento dell’importanza di integrare le cure psicologiche nelle cure primarie di molti paesi europei.
È proprio il servizio psicologico che diventa di primaria importanza visto il cambiamento repentino di una struttura sociale oserei dire “liquida” per ricordare il grande studioso e sociologo Zygmunt Baumann.
La Svezia è stata all’avanguardia nell’integrazione delle cure psicologiche nelle cure primarie, dove i centri di assistenza primaria offrono una vasta gamma di servizi psicologici, tra cui valutazione, diagnosi e trattamento dei disturbi mentali comuni.
Gli psicologi collaborano strettamente con i medici di famiglia e altri operatori sanitari per garantire un approccio olistico al benessere dei pazienti.
Tutto questo noi psicologi italiani lo conoscevamo già da anni e si auspicava già da tempo un servizio più strutturato per venire incontro alle tante sofferenze della popolazione.
Ad esempio nella stessa Svezia si è sviluppata una rete di servizi di consulenza telefonica per fornire supporto psicologico immediato.
Così sta accadendo in Italia proprio negli ultimi mesi proprio perché l’urgenza è immediata.
Nei Paesi Bassi le cure primarie psicologiche sono organizzate attraverso il modello “Praktijkondersteuner Huisartsen GGZ”, che si traduce in “supporto professionale in ambito psicologico per i medici di famiglia”.
Qui, gli psicologi lavorano direttamente all’interno dei centri di assistenza primaria e forniscono valutazione, consulenza ed un supporto primario.
Questo modello permette un facile accesso ai servizi psicologici, riducendo al contempo il bisogno di indirizzare i pazienti a specialisti esterni.
Mi sembra davvero un bel modello. Il medico di famiglia indirizza verso le cure primarie.
Probabilmente anche per un fatto culturale esiste una conclamata discriminazione non solo tra colleghi ma anche tra categorie professionali e quindi un principio di colleganza va esteso tra più categorie con la riconoscenza che ogni professionista sa fare il suo lavoro.
Questione di mentalità.
Nel Regno Unito le cure sono invece organizzate attraverso il programma “Improving Access To Psychological Therapies (IAPT), che mira a fornire un’ampia gamma di terapie base per disturbi comuni come ansia e depressione.
Gli psicologi lavorano in team multidisciplinari all’interno dei centri di assistenza primaria e offrono trattamenti come la terapia cognitivo-comportamentale e l’eye movement desensitization and reprocessing (EMDR). Sicuramente molto utile per una psicologia dell’emergenza.
Il programma IAPT si basa sulla formazione e sulla supervisione continua per garantire la qualità delle cure fornite.
Mentre scrivevo l’articolo ho osservato altri esempi di cura in diversi paesi europei ma non si può concludere che “gli altri sono migliori di noi”.
Si dice sempre che l’erba del vicino è sempre più verde.
Un discorso di confronto si può fare ma dobbiamo anche pensare che in Italia ci sono carenze ma anche tante potenzialità.
Probabilmente abbiamo bisogno di convivere con i colleghi in maniera più serena anche perché una guerra tra professionisti fa ridere i pazienti e sicuramente non si fa una bella figura.
In Italia le cure primarie psicologiche sono integrate nel Sistema Sanitario Nazionale, sebbene la presenza di psicologi nelle strutture di assistenza primaria possa variare da regione a regione.
Gli psicologi possono lavorare con i medici di famiglia, così che alcune regioni italiane hanno implementato programmi di formazione specifici per garantire un’assistenza di qualità e
maggiore collaborazione con i Professionisti Sanitari.
È cruciale sottolineare la dovuta importanza di continuare a promuovere la “colleganza” tra psicologi nelle cure primarie.
Questo approccio integrato permette una gestione più efficace dei disturbi mentali, una migliore continuità delle cure e una maggiore attenzione al benessere psicologico complessivo dei pazienti.
La collaborazione tra psicologi e operatori sanitari porta a una visione più completa e globale della salute dei pazienti, contribuendo a ridurre lo stigma associato ai disturbi mentali e migliorando l’accesso alle cure psicologiche.
E’ importante per garantire un’assistenza tempestiva ed efficace e per promuovere il benessere mentale della popolazione, un impegno che richiede la cooperazione e il sostegno di professionisti, istituzioni e società nel suo complesso.
Solo attraverso una visione integrata e collaborativa possiamo raggiungere un sistema di assistenza sanitaria completa e centrata sulle persone, in cui la salute mentale è adeguatamente riconosciuta.
In questo articolo ho voluto proporre una carrellata di esperienze ordinistiche europee come Input per uno spirito innovativo con cui l’Ordine degli Psicologi della nostra nazione potrebbe proporsi anche per discutere in maniera più forte presso gli organi istituzionali.
Questo può accadere se si vive bene il principio di “colleganza” e si lavora insieme secondo una visione più corale della professione.
La nostra è una professione molto particolare che pesca proprio nella nostra umanità le proprie motivazioni.
È urgente anche un cambio di mentalità rispetto alla discussione di chi è uno psicologo e di come si propone ad un livello più radicato.
Un cambio di mentalità centrato, come dice spesso la Dott.ssa Anna Quercia, sul “Ben Essere Assieme” degli psicologi che abbia lo scopo di aiutare la popolazione a raggiungere sempre in misura maggiore il benessere Biologico, Psichico ed Esistenziale.