Il 28 maggio u.s. il Ministro Speranza ha finalmente firmato il tanto atteso bonus psicologo che dopo varie traversie pare oggi diventato realtà.
Aspettando di vederne gli effetti sui cittadini è intanto osservabile un primo effetto sulla categoria: una spaccatura che porta alcuni colleghi a pensare persino di cancellarsi dall’Ordine.
Ma facciamo un passo indietro, quali sono gli argomenti che creano tanta delusione e aggressività?
Provo a darne una mia lettura.
Nell’ottica del Ministro e della politica, questo bonus pone l’accento sul bisogno di salute mentale che pur essendoci sempre stato, è aumentato con la pandemia e la politica dimostra così di rilevarlo e farsene carico.
Certo con un investimento economico scarso che non da davvero una risposta al problema, ma è un primo segnale, come dire: abbiamo presente che il problema esiste.
Nell’ottica del CNOP e del nostro Presidente già questa è una grande vittoria, certo solo un inizio, certo solo un tassello di un piano più ampio che va dall’istituzione dello psicologo scolastico a quella dello psicologo di base oltre al rafforzamento degli psicologi nel pubblico e all’inserimento nelle case di comunità (tutte strade aperte e in divenire) ma pur sempre una grande vittoria.
Perché dunque nella categoria non viene vissuta così e non si percepisce la stessa esultanza del Presidente e dei Presidenti degli ordini territoriali?
Perché questa vittoria presenta alcune magagne non da poco che provo a sintetizzare:
- Il bonus “psicologo” non consentirà di rivolgersi ad uno psicologo…. O meglio… consentirà di rivolgersi solo ad uno psicologo specializzato in psicoterapia e non ad uno psicologo tout court (né peraltro ad un medico psicoterapeuta).
Questo punto merita un approfondimento, se da un lato infatti garantisce lo stesso livello di specializzazione che il cittadino può trovare rivolgendosi ad uno psicologo della ASL (che deve avere necessariamente il titolo di psicoterapeuta), dall’altro garantisce fino ad un massimo di 12 incontri (e sappiamo bene che non sono molte le tematiche risolvibili in tale numero di incontri se pensiamo ad una psicoterapia).
Gli psicologi non psicoterapeuti si vedono dunque esclusi dalla partecipazione ad un provvedimento che sembrava proprio tarato su di loro.
Ma al di là del generico senso di frustrazione, si iniziano già a vedere gli effetti concreti, molti colleghi vengono infatti contattati da potenziali pazienti che chiedono informazioni sul bonus in questione a cui sono costretti a rispondere che non aderiranno in quanto non hanno i requisiti, toccando così con mano una perdita di chance, concreta e non solo genericamente immaginata.
Di chi è la responsabilità di tale perdita? Ovviamente dell’Ordine, da cui non si sentono valorizzati e nemmeno tutelati.
L’Ordine è infatti reo di aver accettato un compromesso che determina una squalifica di una parte della professione, se la professione di psicologo è tutta sanitaria ed il provvedimento garantisce al cittadino 12 sedute perché il titolo di psicologo non sarebbe sufficiente a prendere in carico un paziente offrendogli diagnosi, sostegno, riabilitazione, così come previsto dall’Ordinamento professionale?
Insomma le due cose non stanno insieme, se pensiamo infatti a situazioni di particolare gravità, tali da richiedere una psicoterapia (ammesso e non concesso che uno psicoterapeuta tout court sia in grado di trattarle meglio di quanto farebbe uno psicologo che si è formato attraverso canali diversi dalla scuola di specializzazione), le 12 sedute non saranno sufficienti e lo sappiamo in partenza, per cui l’Ordine avrebbe dovuto dire onestamente che il rischio per il paziente è di dover interrompere la terapia all’inizio perché non può permettersi di proseguirla…
Se pensiamo viceversa a situazioni meno gravi, tali da poter vedere dei risultati con tali tempistiche, avrebbero potuto essere trattate anche dagli psicologi non specializzati e in questo caso l’Ordine avrebbe dovuto fare un distinguo rispetto al titolo richiesto nelle ASL e aprire a tutta la professione, a beneficio della libertà di scelta del cittadino e della professione tutta.
- Per come il bonus è stato annunciato, si prevede un click day che lascerà molti utenti insoddisfatti perché a causa del reddito o delle tempistiche non riusciranno ad ottenere il bonus in questione
- Molti pazienti già in terapia e con un basso reddito potranno usufruire del bonus per pagarsi una parte di terapia “sottraendolo” di fatto ad eventuali “nuovi” pazienti, annullando nei fatti l’effetto sperato di avvicinamento alla terapia da parte di chi non vi si era avvicinato finora.
- Pazienti costretti ad interrompere il percorso anzitempo per motivi economici potrebbero farsi un’idea della psicoterapia come di qualcosa che non funziona perché in 12 sedute non hanno ottenuto i risultati sperati, il che avrebbe un pessimo ritorno d’immagine per l’intera categoria.
Dati tutti questi controversi punti, ad oggi, nei numerosi dibattiti sui social emerge una vera spaccatura della categoria, da una parte toni esultanti e trionfalistici e plausi all’Ordine che ha ottenuto una grande vittoria, dall’altra rabbia e delusione per un Ordine che tutela solo una parte della categoria a scapito di un’altra parte (forse quella più fragile), con maggiori difficoltà a trovare lavoro e magari anche a poter investire su quella scuola di specializzazione non fatta (spesso anche per ragioni di tipo economico).
Fioccano così appelli alla cancellazione dall’ordine e petizioni per abolire gli ordini, mi auguro che sia un sentire momentaneo, sulla scia di rabbia e delusione.
Concludo con una esperienza personale. Ho portato i miei figli in questi giorni ad una bella manifestazione, Internazionale Kids, organizzata con dibattiti e laboratori su temi sociali e politici in cui i bambini venivano invitati ad esporre le loro opinioni e a votare su eventuali decisioni che li riguardavano.
Si è parlato del concetto di democrazia, della rappresentazione delle minoranze, dell’importanza di ascoltarle e predisporre spazi per rilevarne i bisogni… di bilancio partecipativo.
Mi chiedo se il modello utilizzato in questi laboratori sia esportabile nella professione.
Chi è al comando viene votato per rappresentarci tutti e ha l’onere e l’onore di assumersi la responsabilità delle decisioni che prende in nostro nome, tuttavia, prima di prendere talune decisioni, mi chiedo se sia possibile e anche opportuno, trovare spazi per “ascoltare attivamente” anche le numerose voci che vengono “dal basso”.