È passato qualche anno dalle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio in cui “follemente” (come giustamente si potrebbe pensare!), mi sono candidata da “sola” con la motivazione di sensibilizzare i colleghi al senso di appartenenza e ad una prospettiva della nostra professione meno commercializzata e più autentica: affermavo che gli ECM non potevano essere annullati per i liberi professionisti psicologi per ovvi motivi e che il nostro Ordine, con una minima percentuale delle quote versate dagli iscritti, avrebbe potuto provvedere.
Ora non sono più sola: condivido l’importante obiettivo del “NOI psicologi” con l’associazione di categoria professionale “Professione e Solidarietà”, perché nulla è ovvio e insieme ai tanti colleghi che ne fanno parte, con metodo, come ricercatori attenti, “mettiamo in dubbio” per comprendere i fenomeni, osserviamo da tutte le prospettive, anche quelle che non sono le nostre, per avere una visione il più possibile completa della complessità, come nel caso del costrutto dell’ECM.
Solo in questo modo, infatti, abbiamo buone possibilità di comprenderne il significato, essenzialmente intrinseco, per la nostra professione e di ridurne l’utilizzo arbitrario.
Partiamo, ad esempio, dal considerare quanto predisposto dal nostro stesso Codice Deontologico (art.5 capo I):
“Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale, con particolare riguardo ai settori nei quali opera. La violazione dell’obbligo di formazione continua, determina un illecito disciplinare che è sanzionato sulla base di quanto stabilito dall’ordinamento professionale. Riconosce i limiti della propria competenza e usa, pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione.
Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti e riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate.”
L’articolo 41 (capo V) sottolinea, poi, che è istituito l’Osservatorio permanente sul Codice Deontologico regolamentato con apposito atto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine: nello specifico, uno dei compiti è raccogliere la giurisprudenza in materia deontologica utile dei Consigli Regionali e provinciali degli Ordini e ogni altro materiale utile a formulare eventuali proposte della Commissione al Consiglio Nazionale dell’Ordine anche ai fini della revisione periodica del codice.
Ora ci si chiede, già solo basandosi su questi presupposti e sulla strada intrapresa da molti specialisti in Psicologia prima di noi, come mai il riconoscimento della nostra professione come “sanitaria” ha aperto a polemiche e dissertazioni discordanti nel corso di questi anni.
Il 22 Dicembre 2017, infatti, il Senato della Repubblica ha convertito in legge il DdL Lorenzin e nello specifico la professione dello psicologo è stata riconosciuta a tutti gli effetti professione sanitaria (Cfr. www.psy.it (…) all’art. 7. -Ordinamento delle professioni di biologo e di psicologo-, punto 4. All’articolo 1 della legge 18 febbraio 1989, n. 56, è premesso il seguente: « Art. 01. – (Categoria professionale degli psicologi) – 1. La professione di psicologo di cui alla presente legge è ricompresa tra le professioni sanitarie di cui al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, ratificato dalla legge 17 aprile 1956, n. 561 »).
Si desume che abbia assunto sempre più rilevanza il bisogno di indirizzare con sempre più impegno e rigore la formazione e l’aggiornamento continuo dei professionisti psicologi e, a questo riguardo ripensare la modalità di acquisizione dei crediti.
Tuttavia, continuiamo a chiederci quanto i polveroni alzati per porsi come i “paladini della giustizia degli Psicologi”, rappresenti il modus operandi suggestivo e persuasivo per raggiungere ed ottenere consensi, continuando a confondere e dividere la comunità degli psicologi. D’altronde questa metodologia è largamente diffusa in politica… in assenza di tali conflitti attivati, forse la categoria rischierebbe di condividere lo stesso obiettivo di avvalorare le proprie competenze professionali e sarebbe unita dal senso di appartenenza alla propria categoria professionale?
Da anni assistiamo alla campagna contro “il mostro ECM”, direi, magistralmente architettata.
In altre parole, abbiamo assistito prima alle “battaglia (peraltro lodevole) a favore dei liberi professionisti psicologi” ed ecco i risultati: il 22/02/2021 il TAR ha respinto il ricorso presentato dall’Ordine del Lazio e il 06/04/2022 il Consiglio di Stato respinge l’Appello dell’Ordine, confermando la sentenza del TAR con sentenza Sez. III Quater 08/02/2021. Ed ora sul sito dell’Ordine del Lazio (si potrebbe dire pronto per il prossimo “book” delle cose fatte dalla guida a rappresentanza del 14,9% degli aventi diritto al voto!), si legge “Anche il Consiglio di Stato non entra nel merito dell’obbligo ECM, ma stabilisce solo che l’Ordine regionale non può agire su questioni nazionali”.
Non solo, lo stesso Conte si esprime in merito, accentuando le posizioni conflittuali con l’Ordine Nazionale come se fosse il padre che disconosce il proprio figlio: “Sulla vicenda, come già segnalato in occasione del primo grado di giudizio, ha senz’altro influito in modo decisivo la contrapposizione manifestata dal CNOP in sede processuale; altrimenti, in assenza del conflitto di posizioni tra i due enti, non si sarebbe mai posto il problema della legittimazione dell’Ordine del Lazio, come peraltro accaduto in precedenti vicende giudiziarie.”
Ma non finisce qui, il presidente dell’Ordine del Lazio, esponente AP, continua sulle orme delle modalità scelte da chi negli anni lo ha preceduto: “Anche questa sentenza non entra nel merito dell’obbligo ECM ed è per questo che l’Ordine degli Psicologi del Lazio è già al lavoro con l’obiettivo di individuare una strategia processuale per far sì che il giudice entri nel merito dell’obbligo normativo”.
Insomma, l’importante è mostrare ai propri colleghi quanto si combatte la guerra… ma chiediamoci contro chi?!
Queste “battaglie” a chi sono utili e soprattutto su quali princìpi si basano?
Tuttavia, la fascinosa macchina di chi rappresenta ormai da qualche mandato l’Ordine del Lazio, ha ovviato anche a questo: abilmente si continuano a creare “nemici” e “capri espiatori” per mantenere il ruolo di paladini della giustizia, solo apparentemente a favore della Comunità degli Psicologi. Come? Beh! Si insinua il dubbio e si attacca lo stesso CNOP, facendo sommariamente riferimento a parti del testo delle argomentazioni di risposta presenti nella sentenza del Consiglio di Stato e indicando l’Ordine Nazionale come l’Ente che avrebbe dovuto rappresentarci e “difenderci dal mostro ECM” e invece non lo ha fatto. Ancora, viene attaccata e sminuita la stessa decisione del Nazionale, nei confronti degli Psicologi di tutta Italia, di erogare alcuni corsi FAD gratuiti agli iscritti ai relativi Ordini regionali di appartenenza per raggiungere i crediti di cui si ha bisogno. Il CNOP ha istituito, infatti, una piattaforma ad hoc ed ecco quanto si può leggere sul sito dell’Ordine del Lazio dalla data del 23/11/2021 (dopo il flop del ricorso al TAR che è bene ricordare ha avuto un costo!): “Nell’ultima seduta del 22 novembre, il Consiglio dell’Ordine ha deliberato di assumere un importante impegno in materia di formazione: nell’anno 2022 gli iscritti all’Albo degli Psicologi del Lazio potranno acquisire, con la frequenza degli eventi rientranti nell’offerta formativa dell’Ordine, una parte del proprio fabbisogno di crediti ECM in maniera totalmente gratuita.
A incidere sulla decisione appena assunta, la presa d’atto che il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) non è stato in grado di rendere operativa la piattaforma per la formazione ECM destinata ai professionisti iscritti nei vari Albi regionali, come invece si era impegnato a fare entro luglio 2021. Con l’assunzione del suo impegno, l’Ordine degli Psicologi del Lazio intende contribuire a rendere meno gravoso lo sforzo dei suoi iscritti che, prudenzialmente, stanno acquisendo i crediti necessari al soddisfacimento del fabbisogno formativo ECM per il triennio 2020-2022.”
Insomma dobbiamo continuare a ringraziare il nostro Ordine per lottare (contro fantomatici nemici) e farci risparmiare o per cominciare ad amministrare a nostro vantaggio una percentuale delle entrate (quote che NOI versiamo!).
E se continuiamo a scorrere l’articolo, possiamo leggere che già nella data della sua pubblicazione (23/11/2021, antecedente la sentenza del Consiglio di Stato), si scriveva: “Purtroppo per la giustizia amministrativa l’Ordine degli Psicologi del Lazio non avrebbe legittimità ad agire su questioni di portata nazionale, come la formazione. Sia il ricorso presso il Tar del Lazio sia quello successivo dinanzi al Consiglio di Stato, per la riforma della sentenza di primo grado, non entrano nel merito dell’obbligo ECM, limitandosi ad evidenziare il difetto di legittimazione attiva dell’Ordine regionale.”.
Insomma, non solo ci viene anticipato che “la saga” continuerà ma, ad occhio attento, si può afferrare quanto tutto era inevitabilmente previsto ma più importante è stato mostrare alla nostra categoria professionale la capacità di portare avanti una campagna delle proprie gesta ad alta carica persuasiva per continuare imperterriti a creare proseliti tra il numero esiguo elettori votanti, tagliando fuori coloro che non vedono “vie d’uscita da una politica professionale mercenaria della stessa professione”.
Tutti NOI abbiamo lavorato per conquistare il nostro posto all’interno dei servizi pubblici e privati, per sensibilizzare e promuovere l’identità professionale, per arrivare al “riconoscimento della nostra categoria professionale” nei diversi ambiti e non certo per arrivare alla “commercializzazione” dello psicologo attraverso pubblicità di corsi che lo rendano in poco tempo l’imprenditore di successo!
Chiediamoci perché abbiamo bisogno del Festival della Psicologia, chiediamoci qual è il modo per rilevare la “domanda”, i “bisogni” e individuare gli interventi più validi nei diversi ambiti applicativi per poter interloquire in modo competente con le Istituzioni e continuare a far emergere ciò che solo la realtà della Pandemia finalmente ha slatentizzato in tutti i settori e per cui a livello Nazionale finalmente cominciamo ad esserci!
Chiediamoci perché siamo ancora mancanti del senso di appartenenza alla NOSTRA categoria professionale!
A ciascun collega lascio le proprie riflessioni.