Oggi ci stiamo allargando. Dai vaccini, in un comunicato congiunto di tutte le professioni sanitarie, si passa a sanzionare tout court i “convincimenti non basati su presupposti scientifici o in netto contrasto con la tutela della salute individuale e collettiva“
Tutto ciò mi inquieta.
La mia posizione sui vaccini e sull’obbligo vaccinale è, come ho avuto modo di scrivere, chiara ed esplicita. Posso riassumerla così: pur consapevole delle defaillance e critico su alcuni accenti o particolari, sono nella sostanza in sintonia con le politiche governative (sia quelle attuate dal Governo Conte sia quelle attuate dal successivo Governo Draghi).
Credo, nella comunità degli psicologi, di essere su questo tema (una delle rare volte che in trenta anni di attività politico professionale mi capita) in pieno accordo con la maggioranza dei colleghi.
Analogamente, nel più ampio campo della società civile, faccio parte di quella maggioranza di cittadini che tali politiche approva.
Democrazia vuole che ove si possa parlare di maggioranza si debba anche parlare di minoranza.
E sulle politiche vaccinali la minoranza certo non manca. Evviva! Evviva perché consente ad ognuno di noi di riflettere, di interrogarsi. Nel mio blog ho cercato di dare voce alle minoranze della nostra comunità (qui linko l’ultimo intervento della collega Michela Morgana e qui il primo del collega Luca Panseri)
Ma ciò di cui qui voglio parlare non è il tema vaccini ma il tema “imbarbarimento”, nella nostra comunità e nella società in generale.
Sostanzialmente, questo il mio punto di vista, sta venendo meno ogni forma di rispetto dell’altro.
Eppure tutti noi siamo “altri”.
Colleghi (anche autorevoli) favorevoli alle politiche vaccinali scrivono “scindiamo l’Ordine degli psicologi da quello degli Sciamani”. Colleghi (anche autorevoli) contrari alle politiche vaccinali scrivono “E’ triste questa divisione, questo odio instillato goccia a goccia anche da tanti “colleghi” che si ostinano ad ignorare la letteratura scientifica che, ormai, più chiara e contraria al Dio vaccino non potrebbe essere”
Mi sono limitato a riportare frasi accettabili. Però preoccupanti. Non dico invece dei reciproci insulti che volano sui Social.
Peggio va nella società. Con l’ausilio dei social si è permesso a una formazione dell’estrema destra di organizzare lo scempio dell’attacco alla sede del Sindacato (CGIL) a Roma. Se i 10000 partecipanti fossero tutti aderenti a tale formazione politica sarebbe terribile. Non lo sono, certo. Ma erano comunque partecipanti.
Oggi si aggiunge all’imbarbarimento il pensiero apparentemente autorevole ma in realtà tristemente conformista delle Federazioni sanitarie (FNOPI, FNOMCeO, FNOPO, FNOVI, FNO TSRM e PSTRP, FNCF, ONB, CNOP) che, insieme al CNOAS sottolineano in un documento congiunto, la necessità di agire “con particolare fermezza e rigore disciplinare” in caso di violazioni deontologiche da parte degli iscritti configurate da comportamenti manifestatamente antiscientifici, rispetto alla pandemia da SARS-CoV-2 ed al ruolo dei vaccini antivirali.
Personalmente concordo nel censurare le troppe sciocchezze che anche improvvidi colleghi diffondono in tema Covid e ritengo che sia utile richiamarli all’osservanza delle evidenze scientifiche.
Ma non posso non essere molto preoccupato nei confronti di chi traendo spunto da queste tensioni immagini di affermare principi forieri delle più imprevedibili conseguenze.
Cosa è, e quali limiti ha, un comportamento antiscientifico?
Giustamente osserva Jessica Ciofi
“Mah… il momento è certamente complesso, tuttavia tale presa di posizione mi preoccupa, sul cosa significhi diffondere convincimenti non basati su presupposti scientifici credo possa aprirsi un mare magnum difficilmente controllabile…
Oggi la questione sono i vaccini e potrei anche essere d’accordo, ma laddove si volesse curare la depressione con i soli farmaci perché gli studi clinici dimostrano che funzionano, pensare di curarla invece con la psicoterapia sarebbe antiscientifico?
Avere una posizione di dubbio sulla PAS che la scienza dimostra non essere un disturbo, ma che molti osservano a livello comportamentale pur senza dargli l’etichetta di disturbo è antiscientifico?
Personalmente sono atea, ma credere in Dio e parlare di religione è antiscientifico?
Dove stanno i confini?
Quali sono le cose che non devo dire sui social per non essere sanzionata?
Io la trovo una deriva assai pericolosa… mi viene in mente il Decalogo di Kieslowski e in particolare il primo episodio: “Io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altro dio all’infuori di me” di cui mi permetto di suggerire la visione (dura solo 55 minuti).”
Serpeggia grande inquietudine nella società, e così come nella società nel nostro piccolo mondo professionale.
Ogni istituzione è delegittimata, ogni parere postato su un social, anche il più strampalato, è legittimato.
Ma le istituzioni debbono mantenere sangue freddo. Inseguire al rialzo la contrapposizione può essere una politica sciagurata. Anche perchè gli “urli” sui social si spengono con un metaforico idrante, Differentemente le posizioni istituzionali, espressione del potere vero, sia pur lentamente arrivano a produrre effetti. Effetti disastrosi ove le istituzioni si incistino in posizioni reattive ed abnormi.
L’istituzione deve, e sottolineo deve, sapere mantenere equilibrio.
Io sono l’altro rispetto a te. Tu se l’altro rispetto a me. l’istituzione ci rappresenta entrambi.
Se io non ti considero, anzi ti aggredisco se tu hai opinioni diverse dalle mie, se tu non mi consideri, anzi mi aggredisci se ho opinioni diverse dalle tue, se entrambi non riconosciamo il valore, l’autorevolezza, di una istituzione terza rispetto a noi (sia la politica, la magistratura, l’ordine professionale o quant’altro) non potremo che entrare in violento conflitto.
Tanto violento da sfociare nelle manifestazioni violente cui abbiamo assistito.
E’ l’istituzione il nostro argine. E l’istituzione non può avallare idiozie, nè le mie nè le tue. Se lo fa perde autorevolezza ed il sistema crolla.
Nel nostro mondo, quello della psicologia professionale che si esprime sui social vi è radicalizzazione. Piccole cose, ci si insulta reciprocamente, si rompono sodalizi, si sfoga la rabbia nei confronti delle nostre modestissime istituzioni (Ordini, ENPAP, Associazioni). Piccoli insignificanti giochi tra appartenenti ad una professione intellettuale obiettivamente marginale.
Piccoli giochi che però, come frattali, disegnano un fenomeno ben più ampio e violento.
La delegittimazione di chiunque sia diverso da sè è ormai esercizio quotidiano dei singoli sui social e sta diventando esercizio quotidiano delle forze politiche nell’agorà.
Molto, molto triste tutto ciò.
Stanno sfaldandosi i fondamentali della democrazia, quei fondamentali che esigevano il rispetto delle regole di fondo.
Chiedo dunque ai miei lettori perdono per questo stringatissimo “pistolotto” ispirato alla nostra Costituzione:
“Art. 1 Cost. – L’ Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione
Negli ordinamenti di democrazia liberale, come quello italiano, il principio maggioritario non ha una valenza assoluta, ma è adeguatamente controbilanciato da strumenti di garanzia delle minoranze e dei diritti dei singoli.”
Semplice e chiaro. Significa che le maggioranze debbano governare ma debbano al contempo riconoscere alle minoranze, attraverso modalità previste dalle leggi ed in primis dalla Costituzione, alcuni diritti. Significa altresì che le minoranze debbano far valere i propri diritti nelle forme previste dalle leggi ed in primis dalla Costituzione, ma debbano al contempo riconoscere alle maggioranze il diritto di governare.
Trattasi di regola condivisa a far data dal 1948.
Ove tale regola salti la maggioranza può diventare dittatura. La minoranza può diventare rivoluzione.
Siamo in una brutta stagione. La regola non è proprio saltata ma la maggioranza tende spesso a criminalizzare la minoranza. E la minoranza tende spesso a delegittimare la maggioranza.
Situazione esplosiva mediata dai Social (attraverso i quali si possono creare infinite minoranze)