Uno dei temi dell’estate che si sta trascinando in questo rientro dalle ferie è stato la comunicazione e l’assenza della stessa da parte del CNOP, tema sviscerato da più voci di AP che si sono levate in un coro di articoli (aprendo la pagina ufficiale dell’Associazione se ne trovano ben cinque) che, al di là delle specifiche, mirano a sostenere in modo anche piuttosto acceso, l’incompetenza e l’inadeguatezza dell’attuale CNOP ed in particolare quella del nostro Presidente.
I fatti contestati sono essenzialmente due: una comunicazione sulla questione della “devianza” che è emersa nel dibattito politico su cui il CNOP rilanciando un post dell’Ordine della Lombardia ha tenuto posizioni discutibili e un articolo non scientifico rilanciato dal CNOP sul narcisismo.
Ora, al di là del merito su cui personalmente potrei anche condividere alcune delle posizioni dei vari componenti di AP che si sono espressi, mi è capitato di rispondere ad un commento su facebook esprimendo le mie perplessità sui modi, a mio avviso aggressivi e screditanti utilizzati in tali articoli.
A tale mio commento Fortunata Pizzoferro (Presidente di AP) mi da una articolata risposta che contiene tra le altre questa frase:
“apprezzo moltissimo i tuoi kaftani azzurri, ma apprezzerei anche dismettessi questo vestito da suora laica del moderatismo” da cui il titolo di questo articolo.

L’ho trovata un’immagine molto suggestiva, non mi riconosco nel ruolo di suora perchè non ho e non apprezzo gli atteggiamenti fideistici, nè mi riconosco particolarmente nell’essere “moderata” e men che meno nel ruolo di alfiere della moderazione, mentre mi riconosco molto nella “laicità” nella sua concezione più ampia.
Tuttavia probabilmente tale immagine ha del vero e credo di poter cogliere questa occasione per poter riflettere su un tema più ampio che credo ci riguardi tutti come comunità professionale.
Personalmente ritengo che in politica, pur professionale, sia “sano” e apporti valore il prendere posizioni chiare e trasparenti, anche dure ed estreme se lo si ritiene necessario.
Ma avere posizioni anche dure ed estreme non necessita a mio avviso nè di aggressività nè di modalità screditanti così come l’autorevolezza non necessita di autoritarismo, anzi, paradossalmente ritengo che l’aggressività faccia spesso perdere di forza al messaggio.
Quindi dove sta il vero rispetto al mio essere “suora laica della moderazione”?
Sta nel mio credere, quasi fideisticamente lo ammetto, che quando l’oggetto della critica politica è un’istituzione e non un avversario politico, rispetto e moderazione debbano essere la base della comunicazione, perchè se la critica è nei confronti di un avversario sto implicitamente attaccando chi sostiene quell’avversario, ma se critico l’istituzione non sto attaccando solo chi ha sostenuto i colleghi che al momento la governano, ma sto attaccando l’intera comunità, noi tutti che da quell’Istituzione siamo rappresentati.
Questo non comporta naturalmente il fatto che le istituzioni non possano essere criticate, ma comporta dal mio punto di vista un diverso linguaggio, un diverso atteggiamento.
L’art.278 del Codice Penale punisce con la reclusione da uno a cinque anni chi commetta il reato di “Offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica”.
Certo noi non abbiamo niente del genere e offendere il Presidente del CNOP o dell’Enpap non è un reato, sebbene a mio avviso contravvenga a più di un articolo del nostro codice deontologico.
Tuttavia, nel mio sentire e nel mio agire professionale questo atteggiamento di rispetto probabilmente emerge sotto forma di “moderazione” e ringrazio Fortunata per aver fatto luce su questo mio aspetto e per avermi dato l’occasione di dire che a mio avviso è necessario differenziare il registro linguistico che si usa nei confronti delle istituzioni rispetto a quello che si usa nei confronti degli avversari.
Per farlo naturalmente bisogna avere chiaro che l’istituzione non è un avversario neanche quando è governata da avversari.
Viceversa personalmente mi aspetterei che nel momento in cui si vada a ricoprire un ruolo istituzionale il registro linguistico che viene utilizzato cambi e tenga conto del fatto che non si stanno più rappresentando solo i propri iscritti ma si sta rappresentando l’intera categoria, anche chi non ci ha votato, anche chi la pensa diversamente da noi.
Non solo, ma che l’interesse primario da portare avanti sia quello dell’intera categoria e non solo quello degli iscritti alla propria Associazione di riferimento quale che sia.
Ecco io credo da questo punto di vista di non poter accontentare i desideri di Fortunata e che questo habitus continuerò ad indossarlo a prescindere da quello esterno.
Probabilmente da suora laica mi trasformerò persino in catechizzatrice tanto è radicata in me tale idea.
Spero con ciò di aver chiarito che il mio atteggiamento, non è affatto nè moderato, nè super partes, solo rispettoso dei valori in cui credo pur senza la pretesa che siano migliori di altri.
Ho invece la speranza che di modalità di confronto si parli, perchè per quello che mi riguarda, come diceva Aristotele “La forma è sostanza”.