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Home » Approfondimenti » Cosa sta accadendo in Puglia a noi professionisti Psicologi già iscritti all’Ordine ma soprattutto ai giovani che vogliono iscriversi dopo un lungo percorso di studi compreso un anno di tirocinio e l’esame di abilitazione?

Cosa sta accadendo in Puglia a noi professionisti Psicologi già iscritti all’Ordine ma soprattutto ai giovani che vogliono iscriversi dopo un lungo percorso di studi compreso un anno di tirocinio e l’esame di abilitazione?

05/02/2023 scritto da Anna Quercia
genitori che litigano come metafora degli iscritti all'ordine degli psicologi che assistono ai litigi dei loro rappresentanti

I “grandi” litigano ma a pagarla sono sempre i giovani.

Accade che siamo in attesa che finisca, in qualche modo, la guerra tra due fazioni in causa tra loro: una parte che accusa e l’altra che si difende.
Una storia che dura da anni fin da quando sono terminate le elezioni dell’ Ordine Pugliese del 2019.

Ognuna delle parti difende le proprie ragioni in maniera spesso aggressiva ma a pagarne le conseguenze sono gli iscritti.

L’immagine immediata che mi viene in mente è quella di due genitori che stanno divorziando non in maniera consensuale ma scegliendo una giudiziale.
Come in tutti i divorzi giudiziali ci sono gli avvocati che incalzano verso le parti incattivendo e incitando a colpire l’altro e influenzando anche chi ha le migliori intenzioni.
Infatti i due partner fanno di tutto con l’aiuto dei propri avvocati per colpire il più possibile l’altro e vincere la causa.

I figli un po’ più grandicelli iscritti all’albo già come Psicologi ma che vorrebbero chiedere la notazione come psicoterapeuti devono aspettare i tempi di chi è ai vertici: devono aspettare che si concluda il contenzioso tra i “grandi” per avere la libertà di crescere e soprattutto di accogliere i propri utenti come psicoterapeuti.

Per questi figli un po’ più grandicelli sono bloccati anche i concorsi e le varie domande dedicate alla professione.

Soprattutto in questo periodo che è stato istituito il Bonus di Stato, che permette solo agli psicoterapeuti ma non agli psicologi di aderire come professionista a questa opzione offerta agli utenti ed essere iscritto all’elenco regionale consultabile dagli utenti, la lite tra i “grandi” non permette ai giovani colleghi di ricevere questa notazione così importante per continuare a seguire i propri pazienti o per prenderne in carico di nuovi.
Non va sicuramente meglio ai “figli più piccoli” che hanno superato l’Esame di Stato da pochi giorni.

Questi ragazzi e ragazze si si sono già ritrovati a dover risolvere i quesiti di questo periodo di transizione alle lauree abilitanti, un periodo al quale lo stesso CNOP nel 2020 ha dato un’ immagine di lavori in corso.

Dopo aver finalmente chiarito le nuove norme, superato questo nuovo scoglio e quindi si sono abilitati alla professione di Psicologo, si trovano impossibilitati ad iscriversi all’Albo regionale di loro appartenenza.

Alcuni miei ex tirocinanti mi hanno scritto lamentando questa ingiustizia che tra l’altro viola l’articolo 4 della costituzione italiana che cita il diritto al lavoro.

“Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto…”

Questi giovani, così come i figli che si trovano in mezzo al contenzioso tra i genitori, stanno vivendo l’impotenza di non poter cambiare questa situazione perché non dipende da loro.

Stanno sentendo la rabbia per i ” grandi “, troppo presi dalla lotta verso la “fazione nemica” e si dimenticano di tenere presenti questi ragazzi e queste ragazze che non possono festeggiare il loro ingresso nel mondo del lavoro.

Ascoltandoli ho notato che sentono la spinta a seguire la legge della Vita di voler crescere, diventare adulti , responsabili ed autonomi ma incontrano l’incuranza dei “grandi” che per correre dietro alle loro dinamiche , impediscono a questi giovani di realizzare i progetti che hanno sognato e per cui hanno tanto studiato.

Non dico che non debbano essere perseguite le proprie ragioni anche ricorrendo al tribunale ma credo che si debba trovare una soluzione immediata anche ricorrendo all’articolo 4 della Costituzione Italiana sopra citato.

In questo modo potremmo dare la possibilità ai colleghi già psicologi di accedere alla notazione come psicoterapeuti e partecipare ai concorsi; e dare anche la possibilità ai nuovi colleghi di potersi iscrivere all’albo della loro Regione.

Infatti i ragazzi e le ragazze sentendo l’impotenza rispetto a questa situazione stanno pensando di iscriversi chiedendo “asilo politico” agli Ordini di altre regioni pur di esercitare il loro diritto al lavoro.

Tutta la comunità Pugliese dei colleghi dovrebbe muoversi nella direzione che impedisca questa migrazione ad altri ordini regionali.

Come Responsabile Regionale per la Puglia di Professione&Solidarietà in accordo con la nostra Presidente Jessica Ciofi e il nostro direttivo vogliamo impegnarci in questa direzione.

Intanto confidiamo e speriamo che la corte di Cassazione possa esprimersi al più presto riguardo a questo contenzioso.

In Puglia abbiamo il bisogno urgentemente che si possa insediare un Consiglio dell’Ordine oppure un commissario che ne faccia le veci.

C’è urgente bisogno che qualcuno preposto a tale compito, in modo istituzionale, possa accogliere le nuove domande per le notazioni oppure di un commissario che ne faccia le veci. Per quanto riguarda i concorsi, i colleghi che hanno intenzione di parteciparvi potrebbero chiedere di iscriversi con riserva come mi suggeriva una collega che non fa parte della mia associazione ma con la quale mi sto confrontando in questo periodo.

Una collega che ha una grande esperienza di politica professionale e idee chiare su come muoverci.

Una collega che non fa parte della nostra associazione ma questo non ci impedisce di parlare con tranquillità anche se non siamo sempre d’accordo su alcuni punti; non ci impedisce di aiutarci l’un l’altra, ognuna mettendo in campo nella relazione le proprie competenze e donandole all’altra in uno scambio reciproco e sereno.

Per quanto riguarda i miei pensieri, mi piacerebbe davvero fare una politica professionale di ascolto, di accoglienza che ponga l’attenzione al rispetto delle ragioni dell’altro.

A mio parere, per aiutare concretamente la nostra professione, serve una politica professionale che non sia aggressiva ma che segua i propri principi comunicando con l’altro evitando di “sbattere in faccia” il proprio punto di vista come invece ho notato che accade.

Sono d’accordo che le cose vadano dette e denunciate e che niente venga subito da nessuna delle parti ma sono anche convinta che non c’è davvero bisogno di aggredire per dar voce al proprio pensiero e ai principi che si vogliono mettere in atto.

Io non credo che i colleghi impegnati in questo contenzioso in oggetto, quando si ritrovano a sostenere un paziente in fase di divorzio giudiziale, lo guidino ad aggredire e a colpire l’altro non curandosi di ciò che sta accadendo ai propri figli piccoli e/o grandicelli.

Basterebbe seguire lo stesso sano principio anche nelle relazioni tra noi colleghi per riuscire davvero a realizzare concretamente quella “colleganza” sempre citata ma che spesso non è messa in pratica.

Non dobbiamo avere le stesse idee ma possiamo imparare ad ascoltare le idee degli altri, proporre le nostre e tentare di farne una sintesi artistica che possa davvero dare benefici alla professione sia per noi “anziani” ma soprattutto per i giovani che stanno cominciando adesso.

Categoria: Notizie dal CNOP
Anna Quercia

Psicologa Clinica e della Salute a Taranto. Specializzata in Psicoterapia Analitica e Antropologia Esistenziale. Responsabile Puglia per P&S.


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